
Articolo del 4 Maggio 2015
"Ho conosciuto un hipster e sulla sua scatto fisso era veloce come il vento" ovvero "Come costruire la posizione più performante e trendy su una bicicletta a scatto fisso tra gare all’ultimo sangue e grattacieli mozzafiato".
Vanno di gran moda.
Danzano leggeri e seriosi sulle loro biciclettine retrò, avvolti in comodi ed elegantissimi panni che ricordano nerds operosi o fotomodelli in libera uscita da un set di posa. Le loro barbe fluenti e ben curate.
Pantaloni stretti e quasi sempre ben parcheggiati su sellini scomodi ma estremamente attraenti e sagomati in modo impeccabile.
Magliette con scritte poetiche e un po’ snob, spesso tagliate da bretelle presuntuose e simpaticamente inutili.
Insomma, hipster, quei fighetti che sfrecciano su bici improponibili e vecchiotte che ammorbano le nostre sportivissime città declinando l’antica arte della fatica ciclistica in modo superficialmente modaiolo!
Bicicletta a scatto fisso… già!
Un pezzo di ferro difficile da pilotare, da fermare, da fare ripartire, in altre parole un dinosauro!
Questo fino a che non si viene in contatto con ciò che mi va di definire “le montagne russe del ciclismo” cioè le competizioni del circuito Red Hook Criterium.
Red Hook Criterium è un circuito mondiale di gare riservate a ciclisti, preparatissimi e molto tecnici, che gareggiano su biciclette a scatto fisso, appunto, in circuiti urbani, dove per urbani si intende strade cittadine, tombini, lampioni, marciapiedi (fioriere comprese) e soprattutto CURVE! Curve larghe, ma soprattutto strette e strettissime (hook, appunto) nelle quali tuffarsi col coraggio di un pirata e riemergere con la forza di un super eroe! Hipster strafatti di kriptonite, insomma! Le biciclette con le quali questi simpatici ed agguerriti circensi del pedale corrono, vincono e cadono, hanno poco a che vedere con gli oggetti da bar che soggiornano sotto fondoschiena quasi mai sudati di ragazzotti spensierati e poco avvezzi alla bagarre ciclistica.
Ho avuto il piacere di collaborare con un ciclista di ottimo livello che mi ha chiesto aiuto per trovare la posizione ideale o migliore possibile, sulla sua nuova “scatto fisso”, ovviamente costruita su misura per lui.
Lavoro lungo e paziente che ha dato i suoi frutti. La tecnologia che ho utilizzato è la migliore possibile in Italia. BTS SYSTEM consente analisi tridimensionali precisissime della pedalata e del rapporto tra corpo e mezzo meccanico!
Alessandro Carretti (il pirata della bici in questione) con la sua capacità di sentire il pedale e trasferire sensazioni e idee, mi ha aiutato a trovare la strada migliore per plasmare la bicicletta sulle sue necessità, sfruttando angoli e lunghezze ideali, per scaricare a terra tutta l’adrenalina che la gara, caotica e ribelle, ero sicuro, avrebbe richiamato.
Il tipo di competizione richiede maneggevolezza e velocità di uscita dalle curve. Vitale risulta essere la possibilità di inserirsi in curva alla massima velocità senza perdere il controllo del mezzo riuscendo poi, col minore sforzo possibile, ad alzarsi sui pedali per accelerare come esplodendo e riprendere velocità, scollandosi dalla ruota gli avversari. Avanziamo un po’… abbassiamo QB… ok! Il software dice che i tuoi angoli sono molto performanti e che la linea del tuo rachide come una molla è pronta a scattare… BINGOOOO! Obiettivo raggiunto! Bici sistemata, ciclista contento e pronto alla trasferta americana! Già… americana!
La bici lucida e impaziente ha atteso il giorno della gara! Poi sembra proprio abbia mantenuto le promesse. Magari, chissà, il suo coraggioso e abile ciclista ci racconterà com’è andata!
A presto!
PS: le foto del nostro supereroe sono di Silvia Galliani Photography che ringrazio per la concessione.
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