
Articolo del 12 Maggio 2015
Nel precedente articolo avevamo parlato di bici a scatto fisso e supereroi di questo genere in versione post moderna. Ci eravamo lasciati con una bici posizionata pronta per volare a New York. Alessandro Carretti, il fedele e audace cavaliere del potente mezzo, ci racconta ora com'è andata. Riporto integralmente la mail che mi ha inviato a seguito del mio articolo. Grazie!
"Il mondo delle biciclette a scatto fisso, come hai già accennato tu, ha avuto una metamorfosi abbastanza singolare, in quanto si è sviluppata negli ultimi anni, partendo da due concetti ben separati che però spesso sono costretti a intersecarsi e ad inquinarsi tra loro:
da una parte il tutto è nato come un trend, le biciclette sono molto più “minimal”, senza leve dei freni o cambi e pignoni tozzi nella ruota posteriore… si è creata una sorta di movimento modaiolo e assolutamente lontano dalla performance sportiva;
dall’altra parte invece, parallelamente, le grandi metropoli hanno cominciato a richiedere “fattorini” sempre più rapidi e funamboli per accorciare i tempi di consegne infiniti, con veicoli a motore, dovuti al traffico urbano… questo ha fatto crescere una generazione di artisti dello “swing” tra semafori e portiere che si aprono in ogni dove.
Da qui, alle gare con biciclette a scatto fisso, grazie a David August Trimble di Brooklyn, il passo è stato breve.
L’edizione di Brooklyn della RHC di quest’anno era alla sua ottava edizione e questa disciplina ha ormai raggiunto livelli ben lontani dalle prime edizioni, più “birra e risate”, basti pensare che i primi 85 delle qualifiche hanno fatto tempi con ritardi entro i 10 secondi dal primo all’ultimo.
Proprio per questo aumento esponenziale del livello di performance, per gente come noi che giustamente come prima cosa deve pensare al lavoro quotidiano e non può permettersi di allenarsi come vorrebbe, la posizione corretta in bicicletta è un’esigenza per sopravvivere non un mero sfizio per sentirsi “un po’ più ciclisti professionisti”.
In questa occasione NewYorkese, il telaio che avevo il piacere di utilizzare, disegnato nelle geometrie dal mio compagno di squadra e veterano della disciplina Frenk Martucci, unito all’eccellente posizionamento che grazie a te siamo riusciti a trovare, hanno fatto la differenza.
Nelle curve strette, che però richiedevano un’alta percorrenza e velocità, riuscivo a mantenere traiettorie più strette di almeno un metro, questi sono secondi guadagnati, meno secondi più velocità sul cronometro… TAC, il gioco è fatto! Qualifiche raggiunte e un posto per la finale guadagnato!
Grazie nuovamente per la tua esperienza ed efficienza messa a disposizione, oltre chiaramente al confronto di idee costruttivo che con una persona come te è chiaramente stimolante!"
E che sia solo l'inizio di una brillante carriera a scatto fisso!
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