Articolo del 21 Giugno 2015
Metti un week-end di mezza estate a Pescara. Metti un Ironman 70.3 e metti una coppia come tante che si divide tra il mare, il caldo e il meraviglioso gioco del triathlon.
L’estate... si sa.
La fatica… eh già!
L’emozione… uh, brutta cosa.
Le sorprese…sempre da gestire.
Sabato 13
Entrare in un foglio di neoprene sagomato dello spessore di 5mm non è per la signora Maria una cosa che capita! Capita se la signora Maria si è messa in testa di assecondare la propria natura guerriera ed essere finisher in un triathlon! Allora le azioni cambiano nome e le situazioni pure. Giovanna 46percento Rossi, deve provare in mare per la prima volta la splendida muta che, una volta chiusa dietro di sé, la renderà più triatleta di un momento prima e pronta per la battaglia!
La prima volta, urca che momento.
La folla, beh un po’ di nervosismo.
La musica a palla, assordante.
Dai Giò!
Mi comporto da coach anche se vorrei aiutarla. Mi limito a qualche suggerimento preciso, ma non intervengo. È importante che ciò che fa sia una conquista sua… importante!
Dai Giò!!
Prova in questo modo… così non entrerai mai! Rischi di rimanere intrappolata e non vedere la prossima alba! Scherzo…
Dai Giò!!!
Brava! Ora ti aiuto a chiudere la cerniera.
Come ti senti? … Ah, davvero? Male? Troppo stretta?
In realtà la risposta ufficiale è stata… BENE! Ma sul volto e negli occhi di 46 leggevo un po’ di sana tensione e una buona dose di insofferenza alla situazione. Gomma a stringere e proteggere, gomma a soffocare e preoccupare. Pensieri che diventano preoccupazioni, obiettivi che diventano imprese senza un domani!
Acqua alle caviglie, cuffia a coprire i capelli, occhialini a rendere la vista possibile anche lì dove solo i pesci possono. Acqua alle ginocchia… ma devo proprio? …certo che devi!
Io lì con 46, cerimoniere pagano di un rito che sta per avere inizio.
Acqua alla vita poi l’immersione silenziosa e coraggiosa, breve e circospetta, quasi ad ascoltare cosa succede a sentire l’acqua da “qua dentro”. Un’occhiata al cardiofrequenzimetro per sincerarsi che la funzione swim sia correttamente attivata e via con le prime bracciate! Io dietro. Dal mio punto di osservazione tutto procede come (da me) previsto, la linea di galleggiamento è più alta e la nuotata ne beneficia in fluidità e ritmo. I tecnicismi non contano e soprattutto non cambiano le cose. Ad ogni respirazione mi pare di scorgere il volto del 46 sempre scuro, preoccupato. La navigazione procede fino agli scogli, scogli adriatici, artificiali frangiflutti posti a difesa di bagnanti sdraiati, unti di crema abbronzante, sulla sabbia rovente che mai deve essere percepita come pericolosamente in balia del mare.
Vedi…nuoto storta!! Certo che nuoti storta! Dovremo imparare a seguire punti di riferimento che stanno fuori dall’acqua e non in acqua come invece ti capita in piscina… le mie rassicurazioni non arrivano, lo so! Le suggerisco come e quando guardare davanti a sé, riprende a nuotare verso riva ed io al fianco.
Brava! Ora nuoti “dritta”. Ma la tensione si percepisce sul suo volto bagnato e quando mette piede a terra perché ormai in prossimità degli ombrelloni capisco che la situazione sta precipitando. Giovanna46 barcolla, si porta la mano alla fronte e, privando il mondo dell’azzurro sincero dei suoi occhi sospira un “Mi gira la testa” che sfuma in un sospiro. Mi avvicino e il suo pur leggero corpo si appoggia su di me decisamente, come se non aspettasse altro momento da almeno 30 bracciate!!! Poche manovre per fare riprendere la giusta temperatura corporea ed affievolire la sensazione di oppressione causata dalla muta da nuoto ed ecco che il respiro ritorna alla normalità, le gambe riprendono parzialmente la funzione di sostegno e gli occhi si riaprono! Non sempre la prima volta è una splendida esperienza, ma il passaggio è obbligato! Alla signora Maria certe cose non capitano a Giovanna 46percento Rossi si!!!
Domenica 14 (il giorno prima...)
Ma cosa ci facciamo io e 46percento sulla spiaggia di Pescara in mezzo ad una moltitudine indaffarata e speciale… ah già… IRONMAN 70.3!
Io il caldo lo sopporto molto bene…
Sicuramente meglio il caldo del freddo…
Potessi mi trasferirei al caldo…
Poi si sa, basta bere molto…
Partenza ore 12:40… uh...
Temperatura 32°… beh ora non esageriamo….
Ciao, mi presento, sono Cannondale… bici. Bicicletta da corsa, bicicletta da corsa adattata al triathlon per mano del mio padrone. Sono di buona famiglia, elegante e scattante, non più giovane, qualcuno direbbe addirittura un po’ datata, non contemporanea, ma fedele ed in tutto sommato forma. Sono appesa ad un tubo, oggi ho il n°1583. Mi ha portata, ed abbandonata, in un posto enorme pieno di colleghe che tutti chiamano transition area. Sospetto che di qui a poco verrò coinvolta in una passeggiata, così LUI (Gabriele è il suo nome) chiama la frazione che assieme a me corre negli IRONMAN. Domani tocca all’IRONMAN 70.3 DI PESCARA e sospetto che sarà una bella battaglia! Ho sentito LUI e LEI (Giovanna46percento) discutere e ridere, parlottare e litigare in merito a questioni di triathlon, di running e di mute, di dislivelli e frittate di ceci, di fiori e biciclette a scatto fisso, hanno ironizzato sulla vita e sui bambini, sulla scuola ed anche a proposito di amici e occhialini da nuoto. Mi sono simpatici, si vogliono bene e sento che insieme sono in grado di volere bene a chiunque, anche a me! Parlano di me come di un membro della famiglia.
So che sono chiacchiere interessate in quanto domani io e LUI dovremo farci un bel po’ di km assieme e non mi si venga a dire che il mezzo non conta!!! Lo conosco bene. Ho passato moltissime ore con LUI. Da stamattina è entrato nel tunnel pre-gara, succede sempre. Tutto gli gira attorno, lo lambisce ma difficilmente lo riporta alla realtà. È come se tutto esistesse ma fosse un po’ ovattato, silenziato dal frastuono dei suoi pensieri. Io e Giovanna gli stiamo vicine come sempre e aspettiamo di essere utili a qualcosa. Lui ci ricambia con lunghi silenzi e sguardi laconici. Parlotta poco e si sforza, il poverino, di essere simpatico, per altro, con risultati scarsi. In questi momenti vedo gli occhi azzurri di 46percento caricarsi di aspettative e sbiadirsi di timori. Io osservo i DUE (tranne quando sono chiusa in area transizione!!!) e penso che non vorrei mai allontanarmi da loro. Sono unici per me!
Dicevo… transition area, con adesivo trendy sul filo del freno, il casco appoggiato sulle protesi da crono e gli occhiali infilati nei buchi della calotta di plastica. Tutti noi amorevolmente ricoperti da un bellissimo super borsone di plastica marcato IRONMAN ITALY 70.3, dormiamo sereni in attesa di domani, giorno della gara! Spero proprio che LUI dorma sereno e LEI si riposi, bene! So che anche per LEI domani sarà una giornata lunga e piena di tensione! A domani allora!
Buon giorno casco! Buon giorno occhiali! Buongiorno adesivo fico!!
È caldo! …molto caldo!
Quando ci alleniamo insieme sento distintamente i SUOI pensieri! Ultimamente la preoccupazione più grande, forse l’unica è stata proprio il caldo. Mentre salivamo e scendevamo per le strade dell’appennino in ore ed ore di allenamento, spesso sentivo la sua inquietudine al pensiero della gara e delle condizioni meteo. Vero, lo so, il caldo gli piace, ma era cosciente che, cercando la performance massimale avrebbe potuto andare oltre quella linea invisibile, ma terribilmente tangibile oltre la quale tutto diventa nebbia e sofferenza. In effetti non è stato, nelle ultime uscite, un compagno di bici particolarmente allegro o gioviale, ma l’ho compreso e mi sono immaginata come potesse essere con 46percento, povera lei! Oggi spero si presenti in transizione con il sorriso delle grandi occasioni e che mi faccia volare per quei benedetti 90 km! D'altronde è ragazzo preparato e scrupoloso, non ha lasciato nulla al caso sono sicura che sarà un successo!
Domenica 14 (mattina)
Ciao!
Ecco ora mi appiccica addosso una montagna di barrette e gel, poi 2 borracce di roba fresca che ben presto diventerà calda come si beve la cioccolata d’inverno e pretenderebbe pure che io rimanga snella e graziosa come quando riposo in garage!!! Vabbè, il poverello è concentrato e nervoso al punto giusto, oggi lo sopporto così, ma poi, finita la gara spero si rilassi! E LEI? Avrei visto volentieri anche LEI! Attraverso il bleu dei suoi occhi avrei letto come vanno realmente le cose nella testa e nel cuore di Gabri. Le regole dell’IRONMAN sono chiare “niente amici, parenti o sostenitori” in area di transizione! Ora devo solo aspettare… aspettare… aspettare…uff che barba!
L’acqua non è il suo habitat naturale. È un montanaro, eclettico e trasgressivo, ma pur sempre uno che per andare nuotare, uscendo di casa, prima calpestava la neve e questa cosa deve averlo forgiato nello spirito e nel fisico ma pure reso inadatto al galleggiamento. Tutto sommato, ora, ha imparato a conviverci con l’elemento liquido, ma credo che una volta insieme si sentirà meglio!
Eccoliiii!
Alcuni già arrivano! Ora devo solo attendere. Ho sentito che il mare è un po’ agitato. Immagino! Con questo ventone! Li ho sentiti confabulare quei DUE parlavano di tempi e di attese, di foto e di saluti… ora spegnamo i ricordi e diamoci da fare eccolo che arriva! Bravone! Corre bene dopo la nuotata di salute! Cominciamo alla grande! Hooop un saltello degno di un ballerino ed eccolo in sella! La strada, il suo sguardo concentrato la catena che tira e ringhia, tutto ciò mi piace, non è solo il mio mestiere di bicicletta, questo è sport, quello vero, quello fatto e raccontato, vento che accompagna e frena, vento che asciuga i body e rende la fatica più intensa ed ingannatrice. Non tutti gli sport hanno consapevolezza di sé. Il triathlon, soprattutto nelle sue manifestazioni più estreme è certamente un’esperienza che esige rispetto in quanto evento dichiaratamente per menti e corpi preparati e consapevoli. Fatica! Gabriele spinge e tira, litiga e sbuffa, i chilometri scorrono tra salite lunghe e discese corte, gente che strilla e canta e borracce che volano. Già, le borracce. Le borracce come segno del tempo che passa, come simbolo di lucidità e voglia di fare bene. Bevi! Bevi! Lo so che ti sembra che non scenda, ma bevi! Lo hai promesso a LEI e so, perché sento i tuoi pensieri ed il ritmo del tuo cuore che hai la situazione sotto controllo. Passiamo diversi ristori e immancabilmente ti sento cambiare borraccia. Via quella vuota e dentro quella piena. Sali, malto destrine, acqua, ogni liquido in una giornata come questa ha il suo significato ed il suo spazio. La discesa ci accompagna verso il prossimo ed ultimo glorioso cambio. Come siamo andati? Mi sembra e credo di non sbagliare che le cose siano andate come voleva LUI. È un testone, ma a volte colpisce nel segno! Entrato in città mi spinge ancora a gran velocità, tanto che penso sia un po’ troppo carico, poi ricordo: ha un appuntamento. LEI aspetta, non si sa dove, il nostro (forse solo il suo…) arrivo! Siiiiiii eccola! Appollaiata su una fontana si sgola e fotografa come un reporter di guerra! Transizione… a presto Gabry!
…sei scattato o forse addirittura scappato. Sei uscito dalla mia vista velocemente, quasi a volermi rassicurare sulle condizioni fisiche e mentali. L’ultima immagine, prima di confonderti tra bici, caschi, gambe, braccia, bib number e tatuaggi di ogni forma e colore è stata quella del tuo bel body NERO della gloriosa società di triathlon che ti accoglie tra i suoi iscritti… nero era, ora bianco candido sembra alla luce abbagliante del sole riflesso! Sembra ricoperto di farina… anzi no sale! Sale di sudore intenso seccato al sole e dal vento della gara…
Mi hai poi raccontato la fine.
Hai descritto minuziosamente il modo ed il tempo.
La mente ed il cuore che al momento della resa hanno sanguinosamente lottato tra loro.
Hai raccontato senza dire. Appoggiando una mano stanca e salata sulla sella, mi hai passato la conoscenza del dolore e la bellezza di un sorriso dopo lacrime e abbracci.
Dopo infermieri e saturimetri il ritorno alla strada, al clamore degli atleti eroici e stanchi e soprattutto agli occhi di Giovanna spaventati e lucidi. Quando, dopo 4 km di fatica e soddisfazione agonistica, ho sentito le mani improvvisamente anestetizzate ho volto gli occhi avanti, lontano, lontano a cercare un traguardo che invece sfuggiva. Girando la corsa per seguire la strada il mondo ha ruotato più volte su di sé e su di me, terremoto negli occhi esplosione nella mente offesa e stordita. Nausea. Ho fermato la corsa appoggiandomi alle ginocchia tremanti e respirando tutta l’aria del mondo, sperando in un malore passeggero e clemente. Non avendo risposte definitive da sogni e speranze, il corpo ha ripreso a muoversi verso una meta voluta e meritata. Ho guardato allora dentro di me ed ho sentito il bisogno di dedicare lo sforzo estremo e sincero a lei. Volevo fortemente proseguire, arrivare e l’immagine di Giovanna sorridente e orgogliosa mi aiutava a mettere un piede avanti all’altro. Oddio non proprio esattamente uno avanti all’altro… il mondo girava e l’immagine di me e Giovanna pareva essere scossa in una lavatrice accesa. Già, barcollavo e non riuscivo a fermare il mondo. Cercavo aiuto e ricevevo incitamenti. Volevo correre e mi sdraiavo sul marciapiede. Credo di essermi perso un pezzettino di storia pure io in questo momento. I soccorritori angelici in corpi statuari e severi mi hanno ripreso e sistemato, accudito fino all’arrivo dell’unica persona che volevo vedere. Pochi istanti di lacrime sono bastati per capire quale emozione stava provando. Pochi momenti per capire che era tutto finito e lasciarsi andare all’emozione di un traguardo non raggiunto.
Ma si sa, lo sport insegna a rialzarsi e così, con un po’ di fatica mi sono sollevato da terra e tutto è tornato a scorrere come sempre. I pensieri, quelli brutti, già dietro le spalle, davanti gli occhi blu di Giò ed un nuovo obiettivo ELBAMAN 2015!
Se volete leggere la versione di Giovanna 46percento cliccate qui.
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