
Articolo del 9 Gennaio 2016
Qualche giorno fa, uno dei miei atleti mi ha inviato il link ad un articolo che disquisiva sugli effetti della corsa, o meglio in cui un autore non identificabile su un non ben identificabile sito di consigli alimentari sosteneva, con qualche sommaria e molto vaga argomentazione, che correre faccia sostanzialmente male (essendo traumatico, antiestetico e noioso).
Senza aprire l'annosa questione di ciò che si trova online e dell'incapacità evidente dei più di discernere le fonti, questo pezzo mi ha suscitato una risposta che rileggendola ho pensato potesse diventare uno spunto di riflessione da condividere.
Tutti sappiamo quanto la corsa sia teoricamente usurante quanto sia monotona e quanto viva un rapporto speciale con il cronometro. La corsa è pure antiestetica e noiosa.
Il fascino del running forse è da ricercare proprio in tutto ciò. Credo che correre una maratona NONOSTANTE TUTTO sia per alcuni un motivo sufficiente per rischiare qualche infortunio! Il gioco penso sia quello di avvicinarsi al limite senza varcarlo.
Gradualità e buon senso possono aiutare, come la consapevolezza che si stanno sfidando le leggi della meccanica articolare e della fisica, e che ci si muove ogni allenamento su un potenziale terreno minato.
Condivido che la pratica sportiva multipla sia una soluzione brillante al problema del sovraccarico... ma non definitiva.
Credo che la chiave risieda nella natura umana e nella voglia di andare a "vedere come va a finire"!
Se la corsa è presa a piccole dosi, sicuramente non fa male
ma non avvicina in modo tangibile alla meta.
Se la disciplina multipla è presa a piccole dosi sicuramente non fa male ma, altrettanto non ti consente di essere "competitivo".
Se vogliamo raggiungere obiettivi alti (ad ognuno i propri...) comunque, prima o poi, dovremo confrontarci con i nostri limiti, mentali e fisici. Questo è il bello dello sport!
Condivido il discorso della DISTANZA CRITICA. Mi piacerebbe poterla calcolare in modo preciso per prevenire a tutti gli infortuni classici del runner (ma anche del ciclista e del nuotatore!), invece posso solo, utilizzando i criteri in mio possesso, creare un percorso di crescita del carico di lavoro, progressivo e bilanciato in modo da produrre anche un parallelo miglioramento "strutturale", inteso come muscolo-scheletro-tendineo.
Se la somministrazione della corsa e dell'attività sportiva in genere è ineluttabilmente legata alla sola necessità ipocrita di non fare infortunare gli sportivi, credo che basterebbe dire, come tanti fanno, che è sufficiente, per essere in forma, per non avere rischi cardiovascolari o per dimagrire, un pò di attività!
Non condivido!
Credo che la risposta che lo sport deve dare sia sicuramente atletica (e da qui la mia idea di osare!) ma soprattutto mentale. Lo sport (attraverso l'allenamento) ha in sé la forza per cambiare le persone in meglio, a patto che siano disposte a dedicare corpo, mente ed anima a questo miglioramento.
PS: dimenticavo che tutta questa serie di attenzioni dal mio punto di vista vanno a creare una nuvola di alibi enorme e non richiesto ai possibili runner!
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