
Articolo del 21 Luglio 2017
Quanti racconti di triathlon si fanno tra amici... quante imprese da Ironman!
A me piace ascoltare.
Ascolto per mestiere e condivido spesso fatica, miglioramento eclatante o stasi deprimente con tutti coloro che hanno scelto di affidarsi a me per organizzare la propria vita sportiva. Ascolto e condivido con grande emozione anche le storie sportive di amici e conoscenti.
Di cosa parliamo quando parliamo di preparare un Ironman?
In tante occasioni ho avuto modo di ascoltare e di fare mie le più svariate imprese eroiche e umane. A volte le ho raccontate io stesso, come quella di Antonio. A conti fatti la mia vita è scandita da racconti. Racconti di allenamenti e di gare, di sogni e di strade. Strade che portano a cambiare. Strade che accompagnano ad una meta che apparentemente è lontana e misteriosa. La preparazione di un Ironman, magari il primo.
Ho avuto il piacere e il privilegio di tracciare la strada di atleti, ma anche di uomini e donne impegnati a cambiare. Sì. Cambiare è indispensabile per ottenere risultati fino a quel punto mai raggiunti. L’allenamento sportivo è un modo di cambiare. Cambiare le proprie performance, cambiare la percezione di sé, cambiare la qualità della propria vita, cambiare i propri sogni, cambiare il rapporto con gli amici o la famiglia.
Credo fermamente che se qualcosa non ci piace abbiamo l’obbligo di metterci in cammino per CAMBIARE.
Considero un privilegio la possibilità di seguire il percorso di cambiamento che inizia durante l’allenamento e che spesso prosegue inesorabile una volta staccato il cordone ombelicale che unisce coach e atleta. Sono abituato a pensare e a credere che la cosa che veramente cambia la vita sia il percorso che ti porta ad una meta e non l’obiettivo sportivo in sé.
Conosco molti aspetti dell’allenamento e degli atleti, dei muscoli e delle emozioni. Sistemare tutto sulla linea del tempo è la sfida che tocca a me. Programmazione, somministrazione e verifica sono termini che spiegano un mondo e che giustificano fatiche inenarrabili o vite stravolte. Impegno lealtà ed empatia strumenti di lavoro che utilizzo per alleviare sofferenza, ma anche per ricondurre ad un focus. Le grandi gare di endurance sono anche uno strumento potentissimo che l’allenatore ha a disposizione per motivare e costruire il cambiamento! L’ironman è l’icona di queste gare ed è per me sempre emozionante seguire atleti volenterosi e uomini dalle grandi motivazioni verso un traguardo che li renderà diversi per sempre! Faccio il mio mestiere proprio perché credo fermamente nell’allenamento, nella disciplina e nelle strategie da adottare per sopravvivere alla famiglia o ai colleghi come potente strumento di evoluzione.
Perché preparare un Ironman non è sempre un’impresa sportiva.
Ho ascoltato parole di persone che raccontano la storia da un punto di vista differente. Ho ascoltato e fraternizzato, riso e discusso con amici o semplici conoscenti che percorrono una strada a me sconosciuta per raggiungere il traguardo dell’Ironman. Ci sono atleti innanzitutto, ma soprattutto uomini che affrontano l’impegno della gara della vita come fosse tutto scritto. Il percorso è ridotto. La strada è breve. La strada è ampia e comoda.
Allenamento? Poco!
Programmazione? Praticamente nulla!
Fatica? Poca, Ma mal distribuita!
Coraggio? Tanto!
Cambiamento? Poco!
Preparare un Ironman spinti dalla follia di un momento e focalizzandosi sullo sforzo della gara piuttosto che su una percorso di allenamento è un’opzione emozionale e forse spirituale, per me non può considerarsi un’impresa sportiva!
Non si tratta ovviamente di performance, ma di impegno costante e regolare nel tempo per fare in modo che la gara non sia una mera prova di resilienza, ma l’espressione e la ricompensa di un serio e costante percorso di fatica.
L’impresa sportiva di concludere un Ironman, svuotata dei contenuti tecnici e sportivi più forti, appassisce e si trasforma a mio avviso in qualcosa che non mi appartiene, ma devo ammettere che mi incuriosisce. L’anima sarà soddisfatta di questo percorso privo di insidie e saliscendi emotivi oltreché di stress fisiologici imponenti? Il cambiamento avverrà ugualmente?
Domande alle quali vorrei rispondere “certamente” NO, ma il buon senso mi dice che ancora tanti racconti dovrò ascoltare, tante chiacchiere e discussioni dovrò terminare per essere perentorio, per ora mi riservo di esprimere una scomoda ma sincera opinione. Diffidiamo delle strade comode. Non accontentiamoci di arrivare! Il bello del viaggio è la strada non la meta! La cosa meravigliosa ed esclusiva dell’Ironman è il percorso di allenamento che ci porta al giorno della gara e non solo il traguardo!
Impariamo a costruirci i successi con il lavoro, il sacrificio ed il metodo, facciamo uso di pazienza e allegria. Preparare un Ironman può essere un viaggio straordinario, non solo un’impresa audace da raccontare agli amici!
Sarà anche il mio percorso di “cambiamento”…Grazie Gabriele!!!!
Ti ringrazio io per avermi scelto per aiutarti in questo avvincente percorso.
Sabato 23 Settembre ho terminato il mio secondo triathlon: il primo è stato un anno fa, all’Elba su distanza “Media” (1,9 + 90 + 21); questo è stato a Cervia, su distanza “Super Lungo” (3,8 + 180 + 42,195)…
Di cose da dire ce ne sarebbero molte e certamente è stata una esperienza forte, vissuta e goduta dal primo all’ultimo minuto, di cui avrò sempre un bellissimo ricordo…
…e credo che questo, intendo il “bellissimo ricordo”, possa essere un grande obiettivo per chi decida di affrontare una qualsiasi delle tante sfide che lo sport ci propone…
Nel mio caso il merito va condiviso con chi mi ha aiutato indicato ed insegnato la strada per prepararmi al meglio, inserendo questo nuovo impegno nella vita di tutti i giorni e tracciando una rotta su misura che mi ha permesso di raggiungere l’obiettivo…
Chiamatelo Gabri, Torcio o Coach G… Grazie !!!
Ci sono allievi e allievi. Grazie di avermi dato l’opportunità di seguirti in questo viaggio.