
Articolo del 25 Agosto 2017
Cosa significa essere vegetariani? Mi è capitato, negli anni, di incrociare la strada, il tempo ed anche la forchetta con personaggi equivoci e grigi, emaciati e tristi oppure al contrario paffutelli, ridenti e “culoni”. Tutti con un denominatore comune: essere vegetariani. Ognuno di questi soggetti mi ha da sempre lasciato un senso di seria curiosità anche se sinceramente fino a che non mi sono accorto di essere entrato a far pare della stessa categoria, poco mi interessava di loro e dei loro cervelli ingombri di pensieri e riflessioni che sembravano non riguardare i comuni mortali. Vegetariani. A pensarci bene ne ho incrociati tanti, ed ognuno di noi può dire lo stesso.
Ma esiste un ritratto del vegetariano tipo?
Fricchettone svalvolato anni settanta, anoressico ossigenato e borchiato anni ottanta, salutista in confusione post carosello anni novanta ed infine consapevole difensore di simpatici quadrupedi nel nuovo millennio.
Da sempre questa scelta alimentare e culturale ha anche in Italia seguaci talebani e affezionati giocherelloni. In numero sempre crescente. Per svariati motivi che vanno dalla presa di coscienza ecologico-salutista alla moda.
Vorrei spendere due parole sul concetto di vegetarianesimo anche se il nome stesso dovrebbe rendere inutile il seguente giro di parole! La moltitudine e la varietà di persone e di scelte che si nasconde dietro all’etichetta vegetariano è abbastanza sorprendente e spesso incomprensibile dal mio punto di vista.
Essere vegeteriani è una scelta di benessere?
Voglio essere chiaro e veloce. Essere vegetariani ha in sé il germe del benessere, se per essere vegetariani si intende alimentarsi in maniera prevalentemente vegetale, in quanto questa scelta allontana abitudini alimentari rischiose ed avvicina abitudini sane. Non credo che il percorso verso il benessere possa essere considerato completo per il solo motivo che ci si alimenta in modo prevalentemente vegetale, ma la scelta culturale che implica questo passo crea i presupposti per un cambiamento totale di abitudini che porta sulla strada del benessere.
Detto questo, la cosa che più mi preoccupa è che essere vegetariani per molti non ha nessun valore salutistico. In molti pensano che il vegetarianesimo lo si raggiunga per sottrazione, togliendo cioè la carne dal regime alimentare “abituale”. NO! In questo modo si diventa “pastariani” o “pizzariani”, grandi consumatori, cioè di pasta, pane e pizza e prodotti da forno in genere.
Essere vegetariani vuol dire, prima di tutto, contemporaneamente alla scelta di non assumere più carne, aggiungere alla nostra alimentazione quantità significative di frutta, verdura, proteine nobili e soprattutto elevare tali alimenti al rango di cibi e non sminuirli a contorno o a “fine pasto”. Il concetto di alimentazione sapete mi sta molto a cuore perché è legato a doppio filo a quello di prevenzione ma anche di performance.
E i vegani dove li mettiamo?
Essere vegetariani (e a maggior ragione essere vegani) è una scelta che può avere radici profonde e importanti (come la nostra cultura o la nostra etica), tuttavia perché diventi anche una scelta di benessere deve necessariamente avere caratteristiche precise e, per alcuni, impopolari.
Queste riflessioni, che certamente tornerò ad approfondire, riguardano a maggior ragione il veganesimo, che se non parte da importanti presupposti di benessere può diventare addirittura dannoso per la salute. La dilagante moda che vede il proliferare di cibi certificati “vegani” mi preoccupa, perché troppo spesso le persone fanno l’associazione “vegano=sano”, purtroppo non è così. Essere vegetariani non è la soluzione, essere vegani neppure, avere una alimentazione a prevalenza vegetale, ricca di fibre, proteine nobili, povera di zuccheri e sale, che riduca al massimo le proteine animali invece può salvarci la vita!
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