
Articolo del 27 Aprile 2020
Arrendiamoci!
Quando ricominceremo ad allenarci come prima... faremo cagare!
Ci sono cose ineluttabili, questa è una di quelle.
Il libro è “Cronaca di una morte annunciata”, l’autore Gabriel Garcia Marquez. Immaginate una storia dove tutto è già svelato dall’inizio, ma nonostante ciò, si continua a sperare che la vicenda possa anche avere un esito diverso… L’omicidio subito dichiarato non ci toglie la speranza che magicamente il delitto non avvenga, ma… ma tutto avviene come predetto, in una immobile, ma paradossalmente concitata atmosfera tropicale. Tutti sanno, nessuno vuole l’omicidio, ma tutto accade come era scritto nel destino. Possiamo chiamarlo il romanzo della “ineluttabilità” degli eventi.
4 maggio 2020 ore 5:30. Interno notte. Il buio è ancora totale e i sogni arruffati della quarantena ancora appesi allo stendipanni della nostra coscienza. La voce inconfondibile di Curt Cobain si intromette tra i sogni e la vita portandoci in un moto di orgoglio sportivo, mai completamente sopito, seduti sul letto, poi in piedi. Siamo svegli per una missione. Siamo svegli per dimostrare al mondo che esistiamo davvero.
Il podista è libero! Il podista corre finalmente! Libero di andare lontano, libero di scegliere distanza e paesaggio, libero di aggirarsi per strada senza l’incubo dei cecchini dal balcone.
Questo ectoplasma, sopravvissuto ai decreti e scampato alla delazione dei vicini di casa, obesi e fumatori, irritati dal sorriso altrui, paladino del sudore, veloce come il vento ed implacabile come la legge non scritta del “gol sbagliato, gol subito”, lui, eroe ad interim del divano, si riprende la ribalta che gli era stata momentaneamente soffiata dal #coronatime. Carico di naturale aggressività, amplificata da 2 mesi di attività ridotta o assente, dopo aver calzato scarpette ormai avvizzite per lo sporadico utilizzo, e abbigliamento tecnico luccicante, scende in strada come un gladiatore nell’arena! Sguardo fiero e pensieri in tumulto. Aria frizzante (finalmente!) e sole che nasce. Alba di una bellezza struggente (vero Merlinox?) a stampare un evento epocale! Correre, divertirsi, buttarsi tutto alle spalle e pensare alla prossima gara che stamattina sembra vicina più che mai! Tutta la strada del mondo a sua disposizione!
Via!
Le prime falcate un po' arrugginite, ma è normale in ogni sessione di training. Che bello correre senza sentirsi un fuorilegge e soprattutto che magnifica sensazione essere di nuovo nel posto in cui per troppo tempo non siamo potuti essere! Un passo dopo l’altro, una curva ed un ponticello di seguito, ecco che il riscaldamento termina… ora cambio di marcia! Ok il cambio di marcia non è esaltante, come non detto. Peccato, si rifarà domani!
Oggi la prestazione sportiva non è un granché ma domani so che sarà tutto diverso e correrò veloce a lungo col sorriso sulle labbra come due mesi fa! Il 5 maggio lo stesso correrà forse un po' meglio, ma ancora nulla a che vedere col pre lockdown; il 6 maggio prenderà atto che dovrà lavorare un po' prima di tornare a correre a tutto volume!
La scena che ho immaginato potrebbe essere rappresentativa solo per pochi spericolati della corsa mattutina, ma il risultato prestazionale del rientro alla normalità, invece, credo accomunerà tanti sportivi. E accomunerà tanti ciclisti e poi i nuotatori quando sarà il momento in cui arriverà di nuovo il cloro libero.
Onestamente credo che tutti sappiano che il tempo non si ferma! Forse non tutti sanno che mentre scorre con lui le nostre capacità metaboliche, muscolari e meccaniche progressivamente si deteriorano.
Tutti in fondo sappiamo che non correremo veloci come prima e nemmeno staremo in sella in modo sicuro e performante, ma a volte è bello crederlo. Credere che la condizione che avevamo costruito con dedizione e fatica fino ai primi di marzo ce la ritroveremo intatta il 4 maggio è sbagliato.
Riprendere ad allenarsi dopo la quarantena: non solo limiti, anche qualche vantaggio!
Abbiamo fatto tanti sacrifici, ma ritengo opportuno sappiate che non sono valsi a farvi mantenere la qualità delle performance inalterate! Per quanto abbiamo potuto allenarci in una situazione di estrema costrizione e riduzione degli spazi e della libertà generale, mai potremo mantenere la qualità di performance acquisita con mesi di allenamenti a volume pieno e potendo avvalerci di ogni strumento, indoor e outdoor. Il semplice fatto di allenare una qualsiasi attività di endurance al chiuso, condiziona la qualità metabolica dell’allenamento stesso. La tecnica è fortemente influenzata dal mezzo che si utilizza e quindi il dispendio energetico ne è vincolato in modo importante. L’equilibrio elettrolitico è sballato e ciò limita il quoziente allenante (il rapporto tra impegno e miglioramento per intenderci) Inoltre in questo periodo in cui gli stimoli sono veramente ridotti al minimo anche gli ormoni tendono ad assopirsi contribuendo a farci allontanare dalla migliore condizione possibile di training. Ineluttabile appunto. Impossibile sfuggire dal destino già scritto. Impossibile ma non necessariamente negativo in assoluto!
Abbiamo avuto modo di riposare. Riposare è importante all’interno di un ciclo di allenamento certo, ma può essere visto in modo positivo anche in questo caso in cui lo stop è forzato e a volte assoluto, non coordinato con fasi adeguate di carico. Il riposo nella carriera di un atleta deve essere previsto e tenuto nel giusto conto! Abbiamo avuto la possibilità di fermarci. Usciremo da questo momento con ossa, articolazioni e muscoli certamente più sani, rigenerati e pronti per ricominciare ad allenarci! Unica sparuta (mica tanto) categoria di atleti che usciranno alla grande dal #coronatime sono quelli che si sono infortunati attorno a fine febbraio. Tempo per guarire e nessuna reale pressione! Ideale per riprendere gradualmente la corsa verso i propri obiettivi!
Al di là delle considerazioni e previsioni da venerabile Otelma credo che alla fine l’essenza dello sport debba ancora una volta prevalere. Quando sarà possibile scendiamo in pista, in strada, corriamo e biciclettiamo da prima soli poi insieme. Cominciamo a contarci e stabilire che ci siamo tutti!
Abbronzati e fighissimi, oppure lenti e grassottelli, lo sguardo e la voglia di competere saranni i medesimi. Ritroviamoci attorno all’idea infinita che lo sport unisce e fa stare bene. Accettiamo di essere meno performanti, ma di essere ancora lì, determinati ed umili pronti per una nuova partenza graduale ed intelligente. Gli obiettivi ci sono ancora, anche quelli che sono stati rimandati. Nessuno li ha cancellati dalla nostra mente e dal nostro cuore, ma neppure dal calendario, al massimo li hanno spostati! Prendiamo le distanze dall’idea strisciante e pericolosa che sport sia fuorilegge e pericoloso! Riconosciamo l’opportunità di ripartire, di disegnare in modo completamente nuovo il nostro futuro sportivo. Prendiamo al volo l’occasione di avventurarci verso un viaggio di cui scorgiamo solo in lontananza la destinazione finale, ma che ci lascia la libertà di essere davvero padroni delle nostre esperienze sportive, impariamo ad usare a nostro vantaggio la situazione di incertezza che ci accompagnerà per il primo periodo. Potremo, nella gradualità di carico che sarà assolutamente necessaria, fare in modo che gli obiettivi vengano veramente metabolizzati in modo libero e non più presi al volo in un percorso quasi segnato dagli eventi precedenti.
Cominciare ad allenarci ma non sapere dove si arriverà potrebbe essere un’esperienza sportiva nuova e unica. Apprendere un nuovo modo di allenarsi e soprattutto destinare un nuovo approccio mentale all’apprendimento di nuovi metodi è la base di un processo di cambiamento che ci porterà ad essere migliori.
Il cambiamento come valore assoluto da opporre all’immobilità. Mai come oggi cambiare è vitale! Dobbiamo essere pronti a cambiare tipo di allenamento, metodi, spazi e tempi. Chi può dire cosa dovremo o potremo fare in futuro? Appunto, nessuno! Siamo flessibili nello sport come nella vita. I rapporti con le persone forse subiranno una modifica sostanziale, ma anche il mondo del lavoro probabilmente non tornerà ad essere quello che è stato. In famiglia le dinamiche sono cambiate a causa della quarantena e non è detto che torneranno ad avere lo stesso tono di prima. Dello sport si dice da sempre (ed ancora di più dello sport di endurance) che è la metafora della vita, ed allora forza! Diventiamo atleti flessibili ed intelligenti, competenti e instancabili, anche se, nonostante tutti gli sforzi possibili di questi due mesi, quando riprenderemo ad allenarci faremo sicuramente cagare. Poi giorno dopo giorno scopriremo il nostro valore e scopriremo come dimostrarlo a noi stessi e al mondo.
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