
Articolo del 19 Maggio 2020
Tra i tanti aspetti della vita che il lock down ha messo in discussione c’è certamente lo sport: lo sport giocato, quello tifato ma soprattutto lo sport come pezzo più o meno importante della nostra società.
Nelle ultime settimane l’obiettivo delle federazioni e delle leghe di ogni sport è stato (per una serie di motivi validi e comprensibili) “come potere fare ripartire il calendario gare”, questo sia che si parli del campionato di bocce provinciale sia del tanto amato campionato di calcio!
Probabilmente non ripartirà nulla! O forse si partirà con la nuova stagione ad agosto... o settembre... o forse ottobre. O forse no? È un po’ un “siamo tutti sulla stessa barca che fa acqua da tutte le parti e cercheremo di rispondere alle aspettative di tutti, ma proprio tutti, ma non adesso!”
Certamente se riparte qualcosa, sarà un campionato che muove ingenti somme di denaro o eventi singoli mediaticamente rilevanti. Per i campionati non professionistici di sport major e per i campionati di sport minori non credo sia realistica la riapertura in tempi brevi. Troppo norme di sicurezza che rendono difficile se non addirittura irrealistico pensare agli eventi sportivi come li abbiamo sempre pensati. E soprattutto come li abbiamo sempre amati!
Lo sport ha senso senza gare?
In tutto questo pensare e constatare a me la cosa che più ha colpito è stato assistere a discussioni infinite che avevano come unica protagonista la gara. Parlo di gara perché conosco bene il mondo degli sport singoli e di fatica, ma credo che l’idea possa valere anche per gli sportivi di giochi di squadra. Cercare gare ancora attive, parlare di gare fino a mitizzarle, partecipare a gare fantasma indoor, interrogare ed interrogarsi, ipotizzare e proporre soluzioni per organizzare competizioni, quasi lo sport senza gara perda significato, si svuoti di contenuti, rimanga un puro fatto estetico del quale si può fare a meno. Qualche tempo fa parlavo proprio del fatto che in pieno lock down è stata celebrata la Giornata Internazionale dello Sport e mi chiedevo il senso di questa cosa.
Il motivo per fare sport senza una gara imminente pare non esserci. Ma siamo sicuri che sia così? Siamo sicuri che i grandi campioni non trovino un senso in un anno senza Olimpiadi, campionati internazionali o grandi Slam?
Quando riparte il campionato? Mah… scusate la maratona di Berlino? Eeeeeehhhh... l’Ironman di Cervia? La F1? Lavaredo Ultra Trail? Scusate, ma davvero il torneo di tennis del C.R.A.L. (Circolo Ricreativo Aziendale Lavoratori n.d.r.) quest’anno non si potrà disputare? Domande lecite, intendiamoci, sia per gli atleti che per gli appassionati da divano (che nel bel Paese abbondano come in Ecuador abbondano le banane). Ma oggi, un giorno di quelli in cui la nostra vita ricomincia con la consapevolezza che per lungo tempo non potremo essere quelli del Bar Sport, è giusto vedere le cose da un altro punto di vista.
È un’opportunità straordinaria quella che abbiamo! Lo sport e gli sportivi mai come in questo periodo sono stati al centro dell’attenzione, in un certo senso siamo venuti allo scoperto come singoli e come movimento. Visibili e indifesi. Indifesi da chi? Indifesi da chi ha usato lo sport e gli sportivi come untori, come propagatori di malattia, come parte della popolazione portatrice di malessere e soprattutto insensibili egoisti che si divertono, appunto in canotta e pantaloncini, mentre la gente muore!
E la cosa incredibile di questo momento storico è stata che nessuna voce autorevole si è levata per difendere questo pezzo importante della nostra vita sociale dalla speculazione grottesca che si è spesa sulla testa dello sport.
Non un ministro del governo, ma nemmeno un uomo che di politica sportiva vive, il CONI in silenzio. Non un giornalista, non uno sportivo illuminato. Nulla! Nessuna voce! Inizialmente c’era un silenzio che era di sacrosanto rispetto nei confronti dell’emergenza sanitaria. Ma poi? Perché nessuno osa dire che lo sport ci rende più forti e in salute? Perché nessuno sottolinea che in media uno sportivo vive più a lungo e meglio (costando fra l'altro allo stato infinitamente di meno di un non sportivo) di una persona che non fa sport?
Lo sport non è solo un passatempo
Come mai? Mi chiedo dove sia il problema. In Italia, come si piange da sempre, non c'è cultura sportiva quindi nessuno può trasmettere nulla di edificante, oppure chi è incaricato non è culturalmente formato per ricoprire il ruolo che gli è stato assegnato? Io credo che fino ad ora lo sport sia stato vissuto, insegnato, spiegato e “giustificato” ai bambini come semplice passatempo tra una cosa importante e l’altra, tra i compiti e la cena con i genitori, tra la lezione di matematica e quella di greco, tra catechismo e la pizza tutti insieme. In età adulta poi lo sport come è risultato evidente in questo contesto oltre ad essere un “apostrofo rosa” tra le parole casa e ufficio, famiglia e birretta, si è caricato anche di un significato epico che è quello di #perdipesodivertendoti oppure di #scaricaletensionidellavitacorrendo!
E che dire di un altro grande classico “Facciamo sport per socializzare”? Tutto sacrosanto e sottoscrivibile in pieno, ma… ma non solo!
Lo sport è ben di più! Nello sport ed attraverso esso riconosciamo, impariamo e di conseguenza possiamo insegnare valori assoluti e fondamentali: disciplina, onestà, rispetto delle regole, dell’avversario, dei compagni, impegno, tenacia.
Attraverso lo sport si impara il valore della fatica e della gioia condivisa, a gestire il peso delle responsabilità e la grandezza nascosta della sconfitta! Abbiamo necessità di cominciare a vedere lo sport in una dimensione differente, molto più profonda ed essenziale. Abbiamo bisogno di trarre il meglio dai suoi insegnamenti!
Lo sport è la strada per la salute
Lo sport, inoltre, non dimentichiamolo mai, è una delle componenti fondamentale di uno stile di vita corretto, grazie al quale possiamo correre verso il benessere, verso la salute! Grazie all’attività motoria controllata e somministrata correttamente si può fare prevenzione e riabilitazione delle principali patologie croniche ed acute della nostra era (argomento ce mi sta a cuore e di cui ho parlato molto)!
Lo sport ha un senso compiuto come attività individuale anche in un contesto di squadra o di gruppo, prima di tutto! Non necessita di gare organizzate. Non necessita di classifiche e finish line più o meno prestigiose! La gara vera da sempre è con noi stessi!
Non mi interessano le rimpatriate delle gare e le classifiche, se tutto ciò fa inesorabilmente passare in secondo piano la vera forza rivoluzionaria dello sport, il suo impareggiabile valore etico e sociale!
Voglio sfide personali e obiettivi che trascendono le classifica e tutto ciò che serve per vincerle. Risultati costruiti quotidianamente con fatica ma soprattutto con consapevolezza di ciò che stiamo guadagnando. Valori solidi ai quali aggrapparci nei momenti di difficoltà e che diano un senso più alto alle piccole cose. Conoscenza di noi stessi, capacità superiore di lettura delle situazioni e degli altri, coraggio e possibilità di trovare soluzioni, problem solving, tenacia, appunto, ma anche spirito di squadra. Qualità che ci facciano trovare risposte da dare ai figli adolescenti e che ci aiutino a gestire conflitti, a non sentirci in balia degli eventi. Principi che ci restituiscano la forza e la capacità di aiutare gli altri oltre che noi stessi.
Nella condizione attuale di ricostruzione, poter contare su un tessuto sociale che condivide questi valori potrebbe segnare la strada per una rinascita autentica! Lo sport come veicolo di cultura valoriale e non solo sudore, tempi, canestri, goal e classifiche!
Ma tant’è, la realtà è ben differente da questa idea. Palestre, centri sportivi, piste polivalenti sono elementi essenziali per la costruzione di una nuova identità d'Italia (sportiva) più consapevole e coraggiosa. Lo sport come strada verso verso la salute, verso la rinascita, verso il riscatto.
Lo sport, quindi, come possibile soluzione, e non come problema!
Lo sport come luogo di benessere (ne raccontavo qui sul blog) e non deprecabile e frivola attività di adulti e bambini insensibili a ciò che accade intorno a loro. Un'opportunità in più… non sfruttata! Non sfruttata, come dicevamo, semplicemente perché sconosciuta! Alziamo il tiro. Gli sportivi, quelli veri e garantisco che ci sono, devono cominciare a non arretrare e a fare sentire la propria voce. È necessario costruire una solida e ramificata trama di pensiero sportivo approfondito, voglio dire esistenziale, per cambiare la percezione sociale di ciò che vale questo pezzo di cultura del corpo. Necessario argomentare e discutere per creare un movimento sportivo solido costruito sui principi essenziali dello sport e della vita, non solo su risultati e introiti, tempi e passatempi. Mettiamo lo sport al centro culturale della nostra vita e della nostra società. Costruiamo un nuovo rapporto con le istituzioni, ne avremo benefici. Sarebbe bello se in un prossimo futuro, come accade già ora in paesi culturalmente più sensibili del nostro al benessere dei cittadini, anche in Italia, le situazioni di emergenza sociale venissero affrontate pensando allo sport come una risorsa. Io ci credo!
Mi piace pensare sia possibile costruire una società matura ed in equilibrio. Una società in cui i bambini vengono educati ai valori più alti della vita, approfittando anche del potere formativo della pratica sportiva. Una società in cui lo sport sia messo al centro delle esperienze edificanti dei giovani, affinché che una volta adulti sviluppino solide personalità, in grado di prendere il meglio dalla propria vita e tendere la mano a chi rimane indietro. Adulti che possano restituire l’insegnamento sportivo alle generazioni seguenti come un passaggio di testimone in una staffetta avvincente e dall’importanza olimpica!
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