
Articolo del 24 Gennaio 2021
Mai come in una situazione di emergenza si cerca la strada verso la luce, si cerca di stringersi attorno a idee positive per contrastare il buio del momento. In questa pandemia l’uomo per rimanere sano e sereno ha fatto il possibile. In quest’anno, desolatamente segnato dall'emergenza sanitaria più clamorosa della storia moderna, ci sono state e si sono perfezionate tantissime iniziative, soprattutto on line, che ci hanno aiutato a fare attività motoria anche in “situazione di cattività”. Ci siamo scoperti sportivi. Ci siamo svegliati apparentemente dinamici e attivi. Si sono moltiplicate le opportunità di allenamento in gruppi virtuali per podisti e ciclisti, innumerevoli gruppi di fitness at home hanno riempito web e giornate, gare virtuali hanno cercato di rispondere alla necessità atavica dell’uomo di competere con se stesso e con altri! Sembrava che ognuno di noi, al netto di detrattori e complottisti sempre pronti a spazzare via entusiasmo e voglia di fare, avesse capito improvvisamente che lo sport fa bene, che muoversi è funzionale al benessere!
Sarebbe stato bello se la chiusura forzata avesse, per paradosso, aiutato tutti a valutare più positivamente l’attività motoria. Per un attimo anche io ho creduto potesse essere possibile.
La visione istituzionale dello sport
Parallelamente a questo movimento di sopravvivenza popolare, la politica faceva il suo mestiere regolando e misurando la vita degli italiani per potere rendere organizzata e vivibile una socialità dimezzata come quella che abbiamo conosciuto in questo 2020. Bene, direte voi… non del tutto dico io, perché al netto delle difficoltà indicibili e sfidanti della gestione globale di un intero popolo, spesso le scelte che hanno riguardato sport ed attività motoria sono sembrate affrettate, eccessivamente punitive, sempre miopi e mai lungimiranti.
Lo sport istituzionalmente è stato spento! Come la radio quando stai facendo altro e ti devi concentrare. Come qualcosa di secondario, a cui si può rinunciare.
Non entro nel merito delle scelte, ma osservo che in una nazione dove lo sport storicamente non ha mai rivestito un ruolo sociale di primo piano sia risultato semplice dire “chiudiamo le palestre, le piscine, interrompiamo lo sport giovanile”. Mentre per altre realtà si sono cercate soluzioni per tenere aperto in sicurezza (un esempio per tutti i negozi), per lo sport sembrava non esserci un valido motivo. Come dire che sia più importante comprare che rimanere in forma, poter andare al centro commerciale che a scuola (altre grande dimenticata).
Non so se è per un eccesso di ottimismo, ma mi par di aver colto contemporaneamente un movimento di appassionati silenziosi e determinati a trovare soluzioni solitarie. Ma ovviamente la voce di chi si è limitato a vedere il runner untore è stata più forte.
Lo sport poteva diventare un punto di riferimento durante la pandemia
Da professionista che si occupa non solo di performance ma di benessere, credo che abbiamo perso una bella occasione.
L'occasione di dare finalmente una scossa al sistema Italia proponendo lo sport come attività di riferimento contro il malessere della pandemia. Abbiamo lasciato per strada l’opportunità di guardarci dentro come popolo e porre rimedio ad un buco culturale esistente, che relega le persone a semplici consumatori e lo sport a semplice passatempo. Credo che alcuni di noi abbiano tentato di alzare un grido forte e doloroso ma che sia stato inascoltato! La politica ha perso questa piccola partita e spero che nel prossimo futuro la situazione possa essere affrontata in modo serio. Lo sport e gli sportivi anche in Italia meritano il ruolo sociale che nelle culture più moderne già ricoprono!
Quest’anno, lo abbiamo detto più volte, è stato davvero difficile continuare ad allenarsi, mantenere la motivazione, trovare un senso sportivo.
In questo momento in cui un anno nuovo è appena iniziato, momento di riassunti e pacche sulla spalla, vorrei dire un grazie a quelli che hanno vinto! Che hanno vinto la loro battaglia contro la solitudine e la fatica del lockdown, che hanno vinto una gara o migliorato un record, quelli che si sono scoperti altruisti e sportivi e quelli che hanno cominciato a fare sport nell’anno sbagliato, quelli che tanto finisce presto e torneremo a fare gare e quelli che delle gare se ne sono fregati ma hanno dato il meglio di loro per non somigliare all’orso Yoghi! Tutti insieme abbiamo contribuito a riempire di cose positive la nostra società alla faccia di chi intanto ci oscurava!
Un grazie particolare a tutti coloro che, pur essendo battuti in partenza, hanno lottato e lottano ogni giorno per migliorare la posizione dello sport in Italia. Ai dirigenti e ai direttori di impianti sportivi, ai politici seri che hanno a cuore la cultura del benessere (la cultura in generale) e a tutti noi che non ci arrendiamo!
A quelli che hanno continuato a fare allenamento e hanno trasmesso valori positivi anche a chi stava loro vicino. Lo sport è vita e non un pericolo, non è un passatempo o qualcosa di transitorio di cui si può fare a meno a livello sociale, è un elemento fondante di una vita e di una società sana e attiva!
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