
Articolo del 30 Ottobre 2021
Lo sport per me è passione, divertimento ed educazione, ma anche un mezzo per stare bene. Da quando lo praticavo da bambino fino ad oggi che è diventato il mio lavoro godo di tutti i suoi benefici diretti e indiretti.
In tutti questi anni ho incontrato persone che erano prima compagni di giochi, erano poi compagni di squadra, spesso atleti da rendere abili e performanti, infine pazienti delicati da riportare alla vita.
Lo sport è stato il filo che ha unito tutte le fasi della mia vita e dallo sport ho tratto preziosi insegnamenti che mi sono impegnato a trasferire a chi con me ha fatto un pezzo di strada.
Lo sport ora è un mestiere e insieme a pochi altri elementi lo considero il fondamento del mio benessere.
Lo predico a tutti i ragazzini con cui lavoro, lo suggerisco agli atleti adulti
Lo sport deve farci bene! Lo sport deve renderci migliori! Migliori con la moglie, col marito, coi figli, sul lavoro con gli amici...
In altre parole si deve praticare sport per diventare più performanti quindi allontanarsi dai rischi di contrarre malattie mortali, ma soprattutto si pratica sport perché praticare sport amplifica il benessere e quindi ti fa essere un padre migliore, un marito migliore, un amico migliore, una persona migliore.
Che cosa può essere lo sport: benessere e qualità della vita
Se dovessi riassumere in poche parole la premessa quindi:
- sport come veicolo di benessere
- sport come amplificatore di qualità della nostra vita
- sport come traiettoria perfetta di educazione alla vita
Quello che sto vendendo negli ultimi anni, mi rendo conto solo ora, dopo attenta riflessione, stravolge però questa idea.
Quando alcuni concetti base vengono estremizzati il rischio che si corre è quello di ottenere un effetto amplificato ma opposto.
Facendo sport nelle giuste dosi e nel giusto modo l’effetto che tentiamo di ottenere è di migliorare la qualità della nostra vita sia dal punto di vista fisico/mentale che conseguentemente sociale (io cambio ed il mondo cambia intorno a me)
Purtroppo mi accorgo che questo rapporto tra sport e benessere non è necessariamente sempre produttivo.
Se è genericamente vero che per ottenere risultati apprezzabili in termini di qualità della vita e benessere devo allenarmi tanto e non basta “fare un po’ di moto” è altrettanto vero che l’assunto “più sport faccio meglio è” non è assolutamente vero!
Lo sport è sempre positivo?
L'attività sportiva deve essere fondamento della nostra vita ma deve essere in equilibrio assoluto con tutte le componenti piccole e grandi dell’esistenza di ognuno di noi.
Mi accorgo che troppo spesso l’assioma "più mi alleno più benessere mi cade in testa" è l’innesco di una fase sbagliata, talvolta addirittura perversa, in cui lo sport assume caratteristiche negative sia dal punto di vista metabolico/funzionale che sociale e psicologico.
Allenarsi tanto è positivo solo rispettando il giusto rapporto tra lavoro e riposo, ma esiste anche la situazione in cui ci si allena troppo e questa situazione è da riconoscere e correggere.
Allenarsi troppo vuole dire non rispettare il rapporto tra lavoro e riposo (considerazione interessante quella che scopre che l’atleta medio non professionista si riposa lavorando!) L’atleta medio recupera le energia tra un allenamento e l’altro portando avanti la propria professione, la propria famiglia e... Se ci pensiamo questo è un conflitto in termini.
Gli atleti professionisti si riposano dormendo, facendo massaggi, alimentandosi e idratandosi, facendo sedute di yoga… per questo possono allenarsi tanto. Gli atleti non professionisti non possono allenarsi come i professionisti anche solo per questo motivo.
Allenarsi quindi può essere dannoso?
Allenarsi nonostante dolori
... nonostante infortuni acuti o cronici
... nonostante la perdita (o la messa in discussione) di relazioni importanti
... nonostante l’insorgere di anomalie nelle analisi del sangue (che infatti non si faranno più)
... nonostante le performance ad un certo punto smettano di crescere
Allenarsi… nonostante.
Quando lo sport assume queste caratteristiche sì, è dannoso!
Quando lo sport assume queste caratteristiche ci colloca al di fuori della società, al di fuori della famiglia, mette in discussione i rapporti amicali di una vita.
Lo sport in queste rare, ma sempre più frequenti occasioni, perde la sua funzione primaria acquisendone una decisamente inquietante e pericolosa. Da veicolo di benessere si trasforma, con l'inconsapevolezza spesso dell'atleta stesso, in opzione di malessere generale.
Avere chiaro il motivo primario per cui si pratica uno sport è fondamentale.
Riconoscere la difficoltà di gestire correttamente lo sport in relazione al mondo che ci circonda è il primo passo verso un cambiamento di rotta indispensabile.
Il ruolo dell’allenatore è fondamentale in questi momenti.
L’allenatore deve essere lucido e percepire la difficoltà dell’atleta ad avere un rapporto normale con l’allenamento.
Quali sono i segnali che il rapporto con lo sport non è quello giusto?
Ecco alcuni campanelli di allarme che mi fanno mettere un atleta in osservazione, e che con un po’ di genuina autoanalisi potrebbero mettere in allarme voi stessi e correre ai ripari:
- l’atleta non è mai stanco
- l’atleta fa più allenamenti di quelli somministrati
- l’atleta nei o nel giorni di riposo si riempie di altre attività sportive alternative che lui giudica ininfluenti
- l’atleta nei o nel giorni di riposo esce e fa “10 km defaticanti”
- l’atleta vorrebbe fare ogni allenamento a tutto gas
- l’atleta giudica l’allenamento “lungo lento” come una perdita di tempo
- l’atleta non vuole fermarsi se subisce un infortunio
- l’atleta non rispetta le tappe di un recupero funzionale completo adducendo scuse varie
- l’atleta non mangia a sufficienza né in allenamento né in gara
- l’atleta ha come unico argomento di conversazione l'attività sportiva, l'allenamento, i tempi le gare gli avversari, se si parla d’altro si spegne
Ecco… quando queste condizioni si verificano
- lo sport diventa un modo per stare fuori dalla società e non per viverla a pieno
- lo sport diventa un modo per non affrontare situazioni che non ci piacciono
- lo sport diventa un modo per non affrontare i problemi
- lo sport diventa un modo per vivere senza confrontarmi con la quotidianità che spesso mi richiede attenzione, dedizione e passione
In altre parole l'attività sportiva quando assume queste caratteristiche diventa un silenziatore per tutte le cose che ci girano intorno, ma che non vogliamo cambiare o affrontare.
Assume le caratteristiche di un anestetico, un calmante, che invece di portarci al benessere ci spegne piano piano allontanandoci dalla socialità, dal rispetto del nostro corpo, a perdere legami stretti e sinceri e a rifugiarci dentro noi stessi dove possiamo continuare a raccontarci che tutto va meravigliosamente bene e che siamo dei gran fighi.
Lo sport ha certamente anche in questo caso un effetto “benessere” immediato dovuto al processo ormonale innescato dallo sforzo muscolare, proprio per questo rischia di creare una pericolosa dipendenza. Come sempre sta a noi farne buon uso!
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