
Articolo del 22 Ottobre 2023
Meglio salvaguardarsi o allenarsi in caso di cardiopatia o evento ischemico? Cosa si deve intendere per riabilitazione cardiaca? Quale è la verità?
Riprendo qui una riflessione dei primi mesi del mio blog. Una riflessione ancora di vitale importanza, nonostante siano passati 10 anni. In Italia pochissimi (privilegiati!) hanno preso per mano un cardiopatico e percorso assieme a lui TUTTA la strada che separa la malattia dalla normalità. Pochissimi hanno avuto il privilegio e l'onere di accompagnare nell'allenamento personalizzato, progressivamente più intenso e per questo efficace, una persona che per tutti o per tanti, avrebbe dovuto considerarsi fortunato ad essere ancora vivo. Ho lavorato in un reparto di cardiologia già dal 1996, quando era assolutamente futuribile l'idea di utilizzare l'attività motoria per curare. Ora diversi studi ci dimostrano che l'attività motoria è una vera e propria medicina.
Ho faticato, scherzato, riso e pianto con persone che altri chiamano cardiopatici e per me invece sono atleti! Ho vissuto rinascite, sconfitte e infinite attese ripagate dalla felicità di un test o di un'indagine clinica andata bene. Per questo sostengo, anche a scapito di essere attaccato, che dovremmo, per rendere un servizio veramente efficace alle persone che si preparano ad affrontare la fase post acuta di un evento ischemico o a gestire una lunga battaglia contro una patologia cardiaca cronica, dire loro quale è il livello di attività fisica che fa migliorare i loro parametri condizionali e non il limite teorico e mai calcolabile veramente, oltre il quale non spingersi per avere salva la vita.
Pochi parametri fisici ricavati mediante test accurati e dal mio punto di vista necessari per affrontare un impegno così delicato, servono per determinare la quantità e la qualità di ATTIVITA' SPORTIVA necessaria per allenarsi in modo sicuro, ma soprattutto PROFICUO.
Purtroppo non è vero che basta camminare un po', non è vero che basta mangiare un po' meglio, non è vero che si deve limitare un po' il fumo e l'alcool o prendere la vita con un pò di filosofia...
Credo si possa essere utili facendo azioni coraggiose e tracciando una via precisa, magari difficile, ma precisa. Importante accompagnare i pazienti nella quotidiana corsa al benessere, indicando quale attività si deve svolgere, la durata del lavoro, l'intensità e i recuperi... ovvio tutto ciò implica responsabilità e competenze... ma soprattutto coraggio.
Lo stesso coraggio che chiedo ogni giorno ai miei atleti (non chiamateli più cardiopatici!) per ricominciare a vivere.
Lascia un commento